Antonello Ieffi è un bugiardo. Questo, in estrema sintesi, ciò che Tamara Pisnoli dice dell’imprenditore massacrato nel suo appartamento il 17 luglio del 2013. Pisnoli, in una lettera, sostiene di essere innocente e critica Ieffi per alcune sue dichiarazioni rilasciate ai giornali all’indomani della sentenza in cui l’ex moglie di Daniele De Rossi è stata condannata a sette anni e due mesi di carcere per rapina e tentata estorsione.
Ma ecco il contenuto della lettera inviata al Corriere della Sera: “Il tribunale di Roma mi ha considerato responsabile dei reati di rapina e tentata estorsione. Avrei ordinato la rapina di un orologio (materialmente preso da altre persone) dopo aver tentato, senza alcun successo, di farmi restituire dei soldi che avevo versato per un investimento, con interessi risarcitori illeciti. E’ una sentenza severa, resa da un tribunale che ho visto attento agli argomenti della mia difesa, ma che, secondo me, è profondamente sbagliata. Io, difatti, credo di essere innocente. E lo sosterrò con forza nel giudizio di appello. Mi sento di dirlo perché nessuno è colpevole prima di un giudizio definitivo e, peraltro, non è raro che una corte d’Appello riformi una sentenza di condanna. Oggi la mia speranza mi pare confortata dalle mille e variegate dichiarazioni che la parte civile del mio processo, quella che riceverà un risarcimento al termine dello stesso, ha inteso fare su numerosi mezzi di informazione. Solo ed esclusivamente con riferimento alla mia persona e senza alcun accenno agli altri protagonisti della vicenda. Mi vengono di fatti attribuiti alcuni comportamenti (“fategli pulire il sangue, portatelo a fare il bonifico e poi ammazzatelo” poi “Lei dà l’ordine e quelli partono come mastini per picchiarmi”; ancora “senza battere ciglio ha ordinato di ammazzarmi”), di grandissimo rilevanza, eppure mai, mai, neppure accennati nei numerosissimi interrogatori fatti dalla parte civile. Interrogatori resi ai carabinieri, ai pm, in tribunale. Dove costantemente, la stessa parte civile, seppure incalzata dalla domande, ha radicalmente escluso che io abbia mai dato ordini o solo incoraggiato gli autori dell’aggressione. Da cui, sia chiaro, ho immediatamente preso le distanze. Ecco, la consolazione a tale feroce e menzognera descrizione dei fatti, è che anche tale ulteriore dimostrazione di contraddittorietà, delle dichiarazioni rese nel corso del dibattimento, sarà determinante a chiarire l’effettiva comprensione della vicenda. Considerando che anche il pm, che ha chiesto e ottenuto la mia condanna, nel corso della requisitoria rilevava come nel mio caso la valutazione in ordine “alla attendibilità della persona offesa e la sua testimonianza” fosse un elemento centrale del processo.
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