Kristine Tompkins, vedova del business-filantropo americano, Douglas Tompkins, fondatore del marchio di abbigliamento tecnico-sportivo The North-Face, che cedette nel 2015 per dedicarsi alla conservazione dell’ambiente ha proposto di donare allo stato cileno 93.492 ettari di terreno, nell’estremo sud del paese, a meridione di Punta Arenas, nel Magallanes, per la creazione di un parco nazionale.
La famiglia Tompkins aveva già donato 407mila ettari di terreno, sempre nell’area, dove l’estrema punta meridionale del continente sudamericano sconfina in un dedalo di canali e isolotti, fino a Capo Horn. Un’oasi di natura perennemente sferzata dal vento che, con la collaborazione del giochi di luce e colori che si alternano tra mare e cielo, offrono ancora al viandante che vi si affaccia la percezione di una natura incontaminata e sovrana.
Una landa peculiare per il suo microclima, umido e fresco, ma uniforme nell’arco dell’annata, tanto che la temperatura, sulla costa, non scende mai sotto i 2 gradi – e siamo a 55 gradi di latitudine Sud -. Il che consente lo sviluppo di una vegetazione che non ha simili, fondamento, assieme ai giochi delle correnti marine – siamo alla confluenza degli oceani Pacifico e Atlantico, e conseguentemente delle correnti pacifica, atlantica e artica, di una biodiversità che Tompkins vuole impegnarsi a preservare, in tempi di cambiamenti climatici.
“Grazie alla generosa proposta di donazione della Fondazione Rewilding Chile, più di 93.000 ettari di Cabo Froward faranno parte della creazione di un Parco Nazionale. Stiamo andando avanti affrontando la crisi climatica e proteggendo la biodiversità – ha confermato lo stesso presidente cileno Gabriel Boric, su Twitter, dopo l’incontro con l’ambientalista statunitense.
Con il trasferimento della terra, la famiglia esaudisce un vecchio desiderio di Douglas Tompkins, che ha iniziato il suo progetto di conservazione nel sud del Cile più di due decenni fa ed è morto nel 2015 in un incidente in kayak. L’uomo d’affari, che aveva abbandonato la sua attività imprenditoriale nel 1990, si era stabilito da allora nella Patagonia Cilena, affascinato dai suoi paesaggi aspri e selvaggi. Un ambiente che ammalia proprio per la sua durezza, capace ancora di fare provare all’uomo un mix di rispetto e timore per una natura che a tratti sembra proprio volersi liberare della presenza umana, scatenando tempeste di vento che non hanno eguali nel pianeta, poli esclusi. L’insediamento del magnate nordamericano nell’estremo sud delle americhe aveva scatenato non pochi dubbi e sospetti: chi pensava volesse creare un latifondo, altri immaginavano una discarica di scorie nucleari. C’era persino chi aveva sostenuto che volesse fondare là uno stato ebraico. I fatti smentirono i detrattori: ad oggi, la Tompkins Conservation ha già salvato (2019) 5,7 milioni di ettari, 57mila chilometri quadrati, estensione grossomodo pari a quella del Nord-Ovest italiano (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia
Come hanno ricordato, in un comunicato, la Rewilding Chile Foundation e la Tompkins Conservation, che gestiscono l’eredità del filantropo scomparso, che “la proprietà da donare, Cabo Froward, è il punto più meridionale del continente americano, l’ultima terra prima che venga sommersa nello Stretto di Magellano”.
“Le sue foreste e suoli assorbono 521 tonnellate di carbonio per ettaro. Ospita la popolazione più meridionale dell’huemul e anche il canquén rosso (huemul, o guemul del sud, un cervo e oca testarossiccia, ndr), entrambe specie in via di estinzione”, aggiungono nel testo.
Allo stesso tempo, nei suoi oltre 40 km di costa “la vita marina è abbondante e diversificata, grazie ai nutrienti forniti dalla confluenza delle correnti antartica, pacifica e atlantica”, con la presenza di balenottere boreali e megattere oltre che del lagenorinco australe (piccolo delfino tipico dell’area della Terra del Fuoco, n.d.r) e del pinguino di Magellano”.
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