I più “fortunati”, cinque donne e cinque bambini, dormono su sottili materassi di gommapiuma, per terra, delle coperte arrotolate come cuscini. Gli altri fanno a turno, una notte su un letto, magari solo la rete di una brandina, un plaid sotto la schiena per smussare la rigidità delle molle, la notte seguente rannicchiati sulle panchine di ferro azzurro, qualche vecchio cuscino di pelle per poggiare il capo.