MILANO – La tesi di Pioli è che il pallido Milan del pallido De Ketelaere, osservato speciale anche del nuovo ct del Belgio Domenico Tedesco, possa riprendersi contro il Tottenham, a soli quattro giorni di distanza dalla giusta sconfitta di Firenze. Quale che sia senza il deludente belga la formazione di Londra, sulla quale pesa il dubbio del recupero di Brahim Diaz dal suo infortunio, l’obiettivo è decisamente storico: l’accesso ai quarti di finale della Champions, per mettere fine a un esilio che dura dal 2012. L’eventuale raggiungimento del traguardo assumerebbe un valore catartico per l’intera serie A, il cui complesso d’inferiorità nei confronti della Premier League è evidente. Per affrancarsene, servirà soprattutto la migliore serata possibile del trio Maignan-Hernandez-Leao: da loro dipende la Champions, presente e futura.
In trasferta il rendimento è mediocre
Il gol segnato all’andata da Brahim Diaz e il momento poco brillante del Tottenham, che ha perso a Wolverhampton e che ritroverà in panchina Conte dopo la convalescenza, sarebbero secondo la teoria più ottimistica i due elementi a favore dei campioni d’Italia, mentre la scuola di pensiero dei pessimisti annota il dato più allarmante: in questa stagione dal rendimento alterno il Milan ha vinto fuori casa soltanto con Sampdoria, Empoli, Verona, Dinamo Zagabria, Salernitana e Monza e all’inizio di marzo ha già perso cinque volte. Il fatto che a Londra basti il pareggio per qualificarsi non cambia la sostanza, che è tattica: lontano da San Siro il Milan si è lasciato spesso dominare nel gioco, smarrendo la propria identità offensivistica. Se non attacca, diventa banale. E se diventa banale, perde.
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Concentrazione da ritrovare
In genere il senso di inferiorità verso le squadre inglesi viene giustificato col clamoroso divario di disponibilità finanziaria, figlio dei diritti televisivi e degli stadi di proprietà. Emblematico è stato, nella settimana che ha preceduto la partita con la Fiorentina, il lungo dibattito sul nuovo stadio del Milan, che pure, nella migliore delle ipotesi, non verrebbe costruito prima del 2027. Lo stadio virtuale viene dipinto come l’unico concreto rimedio contro le differenze economiche, che spingono i migliori calciatori del mondo verso il campionato inglese. Così, mentre la discussione si è spostata sul piano societario, burocratico e soprattutto su un futuro ancora abbastanza lontano, il Milan è arrivato all’appuntamento europeo più importante dei suoi ultimi dieci anni di storia un po’ deconcentrato e la sconfitta con la Fiorentina gli ha tolto le sicurezze ritrovate attraverso le 4 vittorie consecutive che avevano cancellato il gennaio nero. Eppure le valutazioni strettamente tecniche del duello imminente dicono che il Milan lo può vincere per la più banale delle ragioni: perché ha tre giocatori di livello assai superiore alla media: Maignan, Theo Hernandez e Leao. Garantire al portiere ritrovato adeguata copertura e ai due velocisti le migliori condizioni possibili è il compito principale che attende Pioli.
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Leao indispensabile
Si tratta infatti, banalizzando il concetto, di tre giocatori da Premier League, che non a caso le ricche squadre dell’onnivoro e ricchissimo campionato inglese vorrebbero (a gennaio Brighton e Leicester volevano anche il misterioso De Ketelaere). Per fortuna Maignan, Hernandez e Leao sono tra i protagonisti della serie A, determinanti l’anno scorso per il diciannovesimo scudetto milanista: conviene non perderli. Il rischio di farsi soffiare Leao è concreto – il Manchester City si è aggiunto al lungo elenco degli spasimanti – e per il perverso gioco degli incastri è lui stesso a potere decidere il proprio destino attraverso la Champions: più spinge avanti il Milan, più aumenta in percentuale la possibilità di restare, al momento oscillante a seconda delle settimane e degli umori del diretto interessato e di chi ne cura gli interessi.
Il tormentone contratto è un ostacolo
La terza qualificazione consecutiva alla Champions sarebbe un buon argomento per convincerlo a non abbandonare Milanello e per la ragione opposta la mancata qualificazione giustificherebbe l’addio. Assodato che Maldini e Massara stanno cercando di rinnovare il contratto di Leao ben prima della fine della stagione, è altrettanto chiaro che la corsa al secondo, al terzo e al quarto posto della serie A rischia di decidersi solo nelle ultime giornate e che l’incertezza sul destino del giocatore più forte della squadra non aiuta la causa. Il tormentone diventa un ostacolo in più. Quanto sia indispensabile Leao, che sbaglia ancora parecchio sotto porta ma è l’unico vero artista del dribbling e dell’assist, lo ha dimostrato perfettamente la sua assenza nella partita di Firenze. Pioli ha consegnato ai milanisti un messaggio logico: per giocare la prossima Champions ci sono due strade, vincerla oppure piazzarsi tra le prime quattro, e la strada meno impervia è la seconda. Affrontarla senza più il complesso d’inferiorità della serie A verso la Premier League renderebbe più semplice il cammino.
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