Se la sola vista di un palloncino rosso vi fa rabbrividire e la parola Pennywise suscita incubi notturni potreste essere ragazzi traumatizzati degli anni Ottanta e Novanta, quando prima il romanzo di Stephen King e poi la miniserie con Tim Curry ha tenuto svegli molti teenager. Dopo due capitoli di successo cinematografico firmati dai registi Andy e Barbara Muschietti (IT del 2017 e IT capitolo due di due anni più tardi) è stata ora annunciata una nuova serie tv ambientata in quel mondo. Si intitola Welcome to Derry, la firmano ancora i fratelli dell’horror che hanno già realizzato l’adattamento per il grande schermo e sarà prodotta dalla Warner Bros con la benedizione del suo creatore, l’autore del brivido più celebre al mondo.
“Sono entusiasta che la storia di Derry, la città più infestata del Maine, prosegua, e sono contento che Andy Muschietti supervisionerà i festeggiamenti spaventosi, per la fiducia che ripongo nella sua intelligenza e in quella della sua sorella di talento, Barbara – ha detto King – Palloncini rossi ovunque!” Sì perché quello che stupisce degli ultimi anni è proprio la multitudine di progetti che Stephen King ha approvato, sostenuto, quanto si sia speso – complice anche la sua prolifica attività su Twitter – per sostenere giovani filmaker. Tra gli ultimi i fratelli Duffer, i geniali gemelli di Stranger Things, che sono stati “benedetti” dal maestro che ha lodato la serie e ha apprezzato la citazione di Carrie – Lo sguardo di Satana, dell’ultima stagione facendolo sapere a tutti tramite social network. Ora i fratelli di Durham sono dietro al progetto che porta la firma di due dei loro miti: Stephen King appunto e Steven Spielberg. Saranno infatti gli showrunner della serie The talisman dal romanzo del 1984 di King di cui Spielberg si era aggiudicato i diritti molti anni fa.
L’ultima risata del clown: si conclude la saga di “It” dal libro di Stephen King
Ha collaborato attivamente anche all’adattamento di un altro suo romanzo, la serie Lisey’s story con Julianne Moore diretta da Pablo Larrain. Una storia a cui teneva molto perché in gran parte autobiografica: protagonista una donna che deve fare i conti con la morte del marito, il romanziere di successo Scott Landon (Clive Owen), maestro del surrealismo magico. “Una delle ragioni per cui volevo lavorare con Stephen King è il fatto che per qualche ragione misteriosa, i suoi libri hanno un potere universale e non importa chi sei e dove vivi puoi riconoscerti nelle sue storie e ti possono contagiare – ci ha raccontato il regista cileno – Quando abbiamo cominciato a lavorare assieme, Stephen mi ha detto ‘bisogna che tu impari a convivere col fatto che il fantasy funziona nel momento in cui i personaggi ci credono’”.
‘Shining’, torna in sala il capolavoro di Stanley Kubrick
Insomma sarà l’età (ne ha compiuti 75 lo scorso settembre), sarà la volontà di lasciare una sorta di eredità cineletteraria, sarà che si è semplicemente ammorbidito sembrano lontani i tempi in cui lo scrittore di Portland arricciava il naso sui suoi adattamenti. Il primo in assoluto, Carrie. Lo Sguardo di Satana considerato ancora oggi un film cult grazie anche alla superba interpretazione di Sissy Spacek firmato da Brian De Palma era stato liquidato una dozzina di anni fa dallo scrittore con “un buon film anche se ormai datato”, ma clamorosa fu la stroncatura del capolavoro di Stanley Kubrick Shining, che il suo autore bocciò sostenendo che aveva totalmente travisato il senso del suo romanzo. Se fosse genuinamente deluso o, come suggerito da qualcun altro, più che altro geloso del talento del maestro del cinema non lo sapremo mai, gli aneddoti raccontano di clamorose litigate e telefonate notturne tra i due.
Fatto sta che una decina di anni fa King aveva dichiarato alla Bbc: “La gente ama quel film, ma io no: il libro è caldo, il film è freddo. Il libro finisce nel fuoco, il film nel ghiaccio”. Erano due autori con una visione agli antipodi. Anni fa avevamo chiesto alla figlia del regista, Katharina Kubrick, se il padre fosse rimasto male che allo scrittore il suo adattamento non fosse piaciuto. Ha risposto: “Quella era la sua interpretazione, sono due artisti che lavoravano con mezzi differenti. È un peccato che a Stephen non sia piaciuto, ma è andata così”.