Il governatore Attilio Fontana è uno dei 19 indagati dalla procura di Bergamo nell’inchiesta sui morti di Covid tra febbraio e aprile 2020. Una indagine che dopo tre anni è arrivata a chiusura e che investe direttamente i vertici del governo, della Regione Lombardia e del Comitato tecnico scientifico che in quei drammatici mesi gestì l’emergenza. E oggi Fontana commenta: “Non so su quali valutazioni il senatore Crisanti abbia tratto le conclusioni che hanno portato a questa incriminazione. Io ricordo solo due considerazioni: la prima è che quando si tratta di una emergenza pandemica la competenza è esclusiva dello Stato secondo la Costituzione, non secondo me. E due, che la stessa ministra Lamorgese aveva mandato una direttiva dicendo guai a voi se vorrete sovrapporvi con inizative relative alle cosiddette chiusure delle zone rosse perchè questa è una competenza esclusiva dello Stato”. Anche “il ministro Boccia in quei giorni disse una frase famosa, in questi casi addirittura non interviene lo Stato, lo Stato comanda”.
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Una precisazione – durante una intervista a ‘Radio anch’io’ – che cita direttamente il microbiologo Andrea Crisanti, consulente della procura e oggi senatore Pd, che corre lungo tre direttrici: la mancata zona rossa sul modello di quella del Lodigiano; la gestione della pandemia nelle Rsa; la chiusura e rapida riapertura del pronto soccorso di Alzano Lombardo. Continua Fontana: “Eravamo ad allertare il ministro Speranza: era venuto a trovarci e gli avevamo mostrato i dati, che loro avevano ricevuto prima di noi, e dai quali si poteva ravvisare una qualche preoccupazione” ha sottolineato il presidente. Il ministro Speranza “se ne rese conto e disse ‘adesso torno e convincerò a chiudere tutta la zona’. Io non penso di poter prendere provvedimenti in contrasto con il governo”. Detto questo “Ma se io avessi ricevuto l’ordinanza, con chi l’avrei fatta eseguire? Io non ho a disposizione né esercito, né carabinieri, né la guardia di finanza” ha concluso Fontana.
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Il governatore polemizza anche sulle modalità con cui la chiusura indagini è stata resa pubblica: “E’ veramente vergognoso che una persona sentita all’inizio dell’indagine come persona informata dei fatti, dunque come testimone, scopra dai giornali di essere trasformato in indagato, è una vergogna che credo debba essere valutata da chi di dovere”, osserva. Insomma, “un processo curioso, perché come sempre so di essere coinvolto dai giornali, come gli altri in cui sono stato assolto”, conclude Fontana.
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“Il lavoro che è stato fatto è stato mastodontico, ma nel vero senso della parola. Perché il ricostruire centinaia di vite e ricostruire un insieme di non solo di provvedimenti, ma anche di migliaia e migliaia di mail e di sms, tre consulenze che sono durate oltre un anno. Ricostruire tutti i rapporti anche di natura estera, si ricorda il discorso dell’oms e della mancata attuazione e aggiornamento del piano pandemico. Ricostruire tutte le attività delle amministrazioni. Noi ci abbiamo impiegato 3 anni, ma mi risulta che in 3 anni non si sia ancora iniziata una commissione parlamentare”. Queste le parole di Antonio Chiappani, procuratore capo di Bergamo, ad Agorà Rai Tre.
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