MILANO – Slitta il voto degli ambasciatori presso l’Unione europea sul regolamento che prevede lo stop ai motori termici delle autovetture e dei veicoli commerciali nel 2035. Un passaggio per il quale l’Italia aveva annunciato martedì sera la sua contrarietà.
La presidenza svedese dell’Unione ha fatto sapere che il voto degli ambasciatori dell’Unione europea sullo stop dal 2035 alla vendita di nuove auto a motori termici, previsto per oggi, è stato rinviato a venerdì.
L’organo nel quale è previsto il voto è il Coreper, quello che riunisce i rappresentanti degli Stati: non si pronuncerà stamattina sul regolamento sulle emissioni di Co2 di auto e furgoni nuovi a diesel e benzina, che stabilisce lo stop dell’immissione nel mercato dal 2035 bensì nella riunione di venerdì 3 marzo.
L’Italia non è l’unica a nutrire dubbi e ha bisogno d’altra parte di coalizzare un dissenso rispetto al regolamento perché la sua posizione sia incisiva. Il voto al Consiglio, l’ultimo passaggio formale prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (previsto per il 7 marzo), è infatti a maggioranza qualificata che viene raggiunta se sono soddisfatte contemporaneamente due condizioni: il 55% degli Stati membri vota a favore (in pratica ciò equivale a 15 paesi su 27), gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale della Ue.
Come stanno i pesi, a questo punto? La stessa Germania, per bocca del ministro dei Trasporti, ha indicato che il sì è subordinato alla presentazione di una proposta comunitaria che preveda l’immatricolazione di auto e veicoli commerciali leggeri con motori a combustione anche dopo il 2035, a condizione che possano essere alimentati da carburanti sintetici. E incerta è la posizione di Polonia e Bulgaria.
La minoranza di blocco, cioè in grado di bloccare la decisione, deve comprendere almeno quattro membri del Consiglio. Nel caso del regolamento in questione se Germania, Bulgaria e Polonia si pronunciassero contro, il testo non passerebbe. Di qui evidentemente lo slittamento a venerdì della decisione al Coreper.
L’Italia ritiene che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni. “Il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali”, ha osservato alla vigilia del voto (poi slitatto) il ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin. E spiegando che i “target ambientali vanno raggiunti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, è tornato a battere sul tasto della neutralità tecnologica e quindi che dal 2035 non ci sia via libera solo all’elettrico ma anche al biocarburante.