Chi ha paura dell’innovazione? Chi è che di fronte a un cambiamento risponde subito “non è possibile”? Molti, più di quanti si possa pensare. Basta guardare cosa è accaduto dopo la decisione dell’Unione Europea di confermare lo stop alle auto con motore endotermico a partire dal 2035. Decisione tra l’altro presa già la scorsa estate di cui tutti (o quasi) erano già a conoscenza. A cominciare dell’industria che da tempo ha preso ampiamente le misure con la produzione di modelli a zero emissioni di ogni misura, prestazione e prezzo.
Eppure, il fronte del “no” o comunque del “rinvio necessario per una serie di motivi” è ancora forte, soprattutto nel nostro Paese. Quella Italia che d’altronde è finita in coda nelle vendite di auto elettriche, unica tra i grandi mercati europei, e dal cui fronte politico arrivano messaggi sempre più contrastanti.
Dunque, appare sensato chiedersi cosa stia realmente accadendo dalle nostre parti. Perché questa marcia con il freno a mano tirato? C’è indubbiamente quella vecchia consuetudine a mal digerire i cambiamenti forti anche se in questo caso in nome del più nobile degli obiettivi: l’abbattimento dell’inquinamento. Ci sono però anche delle ragioni obiettive fin troppe volte ripetute. Come i listini ancora troppo alti e gli incentivi a singhiozzo che non hanno portato il benificio riscontrato in altri paesi europei. C’è la difficoltà di ricarica alle colonnine, ancora difficili da raggiungere, mal distribuite, non funzionanti o in attesa di attivazione. Ci sono i tempi lunghi per fare il pieno di energia (almeno qualche ora) anche se cominciano a prender piede le stazioni fast, quelle che (a prezzo abbastanza più alto) riescono a ricaricare la maggior parte delle vetture in 20/40 minuti.
Insomma, ci sono obiettive difficoltà, tipiche di una grande rivoluzione tecnologica destinata a cambiare la nostra idea di mobilità. Difficoltà sempre presenti in un cambio così radicale di tecnologia e abitudini. Ma ci si può fermare di fronte a questo ostacolo? No. Così come non si può liquidare l’intera faccenda in una “battaglia ideologica dell’Europa”. O peggio ancora, come qualcuno ha dichiarato: “Una vera truffa per i consumatori”.
Abbattere le emissioni di CO2 è un obiettivo che riguarda tutti noi e naturalmente il settore automotive che “può e deve fare la sua parte”. Come d’altronde ha sempre fatto negli ultimi decenni.
Per questo abbiamo scelto per il servizio di copertina di questo numero, dieci storie di transizione energetica. Dieci protagonisti di oggi e di domani che si sono rimessi in gioco per cambiare passo prima degli altri. Dieci protagonisti per i quali l’innovazione e il cambiamento sono diventati una grande opportunità da cogliere e non un ostacolo insormontabile. Sono storie che riguardano marchi automobilistici esistenti o appena nati. Storie di modelli iconici che per non lasciare il campo hanno messo da parte il loro mondo di successo per inventarsene un altro, più adatto al futuro.
Ecco, sono dieci storie di futuro. Un futuro diverso forse da quello che avremmo immaginato qualche anno fa dove sembrava che l’auto dovesse volare o per lo meno viaggiare senza guidatore per azzerare qualsiasi stress o pericolo. Ora invece quelle che dobbiamo azzerare sono le emissioni di CO2 delle nostre automobili. E per farlo, al momento, non abbiamo che soluzione elettrica e in un futuro probabilmente più lontano quella dell’idrogeno.
Sarebbe, dunque, meglio “rimettersi in gioco” facendo squadra e non dividendoci. Sarà possibile? Lo vedremo presto.
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